Perdere tempo con le province

Il panorama delle Alpi biellesi fra Lessona e Cossato

Ora il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli è soddisfatto, per lui il taglio delle province è

Un segnale importante che dimostra come la Lega abbia agito e agisca con buonsenso. Sono gli altri che devono chiarirsi le idee: avevano disegnato la Lega come lo strenuo difensore delle province, e invece abbiamo tenuto fermo il nostro atteggiamento confermando quelli che erano i nostri obiettivi.

Ma quali erano gli obiettivi del partito di Calderoli?
Nella precedente versione dei tagli rischiava la soppressione anche una provincia amministrata dalla Lega: Biella. La domanda sorgeva spontanea: arriverà un cavillo per salvarla? Tempo due settimane e si è trovato il modo. Nell’ultima versione è arrivato il subemendamento Lorenzin: per le aree con un territorio montano per almeno il 50% il limite è di 150mila. Chi si salva grazie alla Lorenzin? Rieti, per la gioia del presidente di centrosinistra; Verbano-Cusio-Ossola e Crotone, amministrate dal Pdl; Sondrio e Biella, entrambe a guida leghista.

Che cos’altro è cambiato rispetto alla versione precedente del taglio? La soglia si abbassa, da 220 mila a 2oo mila. Si salvano così Matera e Massa Carrara (Pd) e Ascoli (Pdl).
Una beffa per Vercelli. Nelle precedente versione evitava la soppressione, grazie al vincolo che teneva in vita chi confina con l’estero. Quella norma preservava anche Belluno (Lega), che con i suoi 217mila abitanti ora non ne ha più bisogno, e Sondrio, terra di Tremonti. Evidentemente ora non serve più neanche a loro, vista l’abbondante montagna valtellinese.

Le vittime dovrebbero essere: Vercelli (commissariata, dopo l’arresto del presidente ex An), Fermo (presidente di Sel), Vibo Valentia (Pd) e Isernia (Pdl).

Quella molisana rimane l’unica amministrazione vicina al governo a cadere. Come fare per non soccombere? A suo tempo una proposta l’aveva avanzata il presidente del Consiglio regionale Michele Picciano:

In Molise occorrono assolutamente due Province altrimenti i Collegi elettorali andrebbero a coincidere con quelli regionali.

E comunque l’uomo ovunque della Lega, Gianluca Buonanno, rassicura anche i vercellesi, di cui è stato vicepresidente:

Innanzitutto prima che questo iter parlamentare si concluda arriveremo a fine anno; poi, per l’applicazione, dovremo attendere i due anni previsti dal codice delle autonomie. Dunque un fatto è certo: nel 2011 si andrà a votare per il rinnovo dell’amministrazione provinciale che dovrà arrivare fino al termine della legislatura: 5 anni. Quindi Vercelli potrebbe rischiare di scomparire nel 2016. C’è tutto il tempo affinché le cose cambino, e anche radicalmente.

Fine legislatura. Se ha ragione Buonanno, per Isernia e Fermo c’è tempo fino al 2014, per Vibo fino al 2013.

Ma allora, se non si alza neanche una lira, perchè mettere la norma nella manovra?

Aggiornamento: QED


Province mondiali

Mpumalanga, Limpopo, Gauteng, North west, Free state, Kwa-Zulu-Natal, Provincia del capo occidentale, Provincia del capo settentrionale, Provincia del capo orientale. Totale nove. In Sudafrica.
A contarle qui stavolta non ci provo neanche.
Però Vercelli non se lo meritava.


Gli immigrati salvano Lodi

(per Vita.it)

La provincia leghista dovrà ringraziare gli immigrati. Lodi evita di un soffio la scure di Tremonti. La manovra prevede la soppressione sotto i 220mila abitanti, i lodigiani sono 225mila. Decisivi i più di 20mila residenti provenienti da altri paesi. Il presidente Pietro Foroni, 34enne della Lega Nord eletto neanche un anno fa, la sua giunta e il consiglio possono rimanere al loro posto.

Ieri c’era stata la retromarcia sul provvedimento: il presidente del consiglio Silvio Berlusconi aveva spiegato che per l’abolizione occorrerebbe una norma costituzionale. In mattinata invece è arrivata la conferma: «Sono soppresse le province la cui popolazione residente risulti, sulla base delle rilevazioni dell’Istat al 1 gennaio 2009, inferiore a 220 mila abitanti», dice l’articolo 5 del decreto legge della manovra.

Lodi è salva, quindi. Le cose per loro sarebbero andate peggio se i dati considerati fossero stati quelli dell’ultimo censimento del 2001. Allora infatti i lodigiani erano 197.672. Ma che cosa è accaduto in questi dieci anni? Sono arrivati 21.728 nuovi cittadini, tutti immigrati.

È cambiato così il volto della provincia nata nel 1992 con decreto del presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Allora 61 comuni avevano “divorziato” da Milano. L’8 giugno del 2009 il centrodestra strappa l’amministrazione al centrosinistra, viene eletto il candidato leghista col 54,2%. dei voti. Senza gli stranieri ora avrebbe dovuto già rinunciare al suo incarico, anche se, fa notare «oltre agli immigrati, ci sono molti milanesi che decidono di venire a vivere nella nostra provincia». Pensare che  solo 4 giorni fa un sondaggio del quotidiano Il Giorno (nessun valore scientifico della rilevazione) dava un esito preoccupante per gli amministratori: L’81% dei lettori considerava la provincia «uno spreco». Ora avranno la possibilita di fargli cambiare idea.