Quel che resta della Lega

Storia di copertina di Vita del 20 aprile. C’è una Lega migliore di quella di Belsito, Trota e Rosy Mauro?

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Viaggio nel pianeta Varese

«Lega, un bossiano segretario a Varese ma la base protesta: non è stato votato», «Spintoni e tessere strappate. Critiche al leader: basta capetti», «Varese, i delegati della Lega insorgono contro Bossi e lui li definisce “fascisti”», e ovviamente «Il malumore dei leghisti si diffonde in rete, ma Radio Padania “taglia”». In questi giorni tutti si sono occupati della culla della Lega Nord. Qualcuno cade in tentazione, come nota Matteo Bordone:

Qualche tempo fa un amico che lavora in un giornale mi raccontava che da loro in redazione a Milano ogni tanto arriva una telefonata dall’ufficio centrale di Roma: vogliono “il Pezzo del Becero Leghista”. Il Pezzo del Becero Leghista è il pezzo che abbiamo letto tutti decine di volte sui giornali di questi anni, quello che descrive il Varesotto (o altri posti del Nord) come una terra di abietto egoismo gutturale.

I malumori però covavano da tempo. Qualche settimana fa mi ero occupato anch’io dei turbamenti dei leghisti varesini (il 23 settembre, per Vita), ne era venuto fuori questo:

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(grafico: crockhaus)


«Occupiamo l’Emilia». Il documentario che racconta l’avanzata della Lega nelle regioni rosse

Dell’argomento qui ce ne eravamo già occupati tempo fa. Ora arriva  un documentario (qui il trailer) realizzato tra maggio e giugno da tre giornalisti modenesi, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone. Come riporta l’Ansa, i tre autori hanno girato il film a loro spese (1.500 euro con l’ aiuto dello studio Slow Motion e del centro della sinistra cattolica F.L. Ferrari di Modena) con un viaggio da Piacenza a Rimini e anche una puntata a Pontida, il 20 giugno. Il documentario di 80 minuti è stato presentato in anteprima a Modena e gli autori sono in contatto con alcuni editori per distribuirlo in dvd. La tesi idell’inchiesta è che in Emilia-Romagna la Lega ormai è sul territorio e c’è una sorta di continuità tra vecchio Pci e Carroccio. Le voci degli intervistati sembrano confermarla. Tre esempi:

Sono sempre stato di sinistra, come penso la maggior parte degli operai, ma adesso non esiste più, per questo mi sono avvicinato alla Lega. Che in fondo cosa chiede: rispetto delle regole e legalità.

A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega, infatti, non è di destra

Una volta il Pci prendeva i voti al nord mentre al sud vinceva sempre la Dc  Anche allora dicevamo: bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giù».

Il titolo del film deriva dall’invito che Giulio Tremonti, con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di Pecorara (Piacenza) il 31 ottobre scorso, ha fatto tra gli applausi dei militanti che invocavano la secessione dall’Emilia a favore della regione lombarda:

Ho sentito “passiamo in Lombardia”: no, occupiamo l’Emilia.

Se invece uno non si ricorda quello che è stata l’Emilia Rossa – tra Lenin, Orietta Berti e Dossetti – c’è un altro documentario (si ringrazia per la segnalazione la solerte Gaia), realizzato lo scorso anno dagli studenti della scuola di giornalismo di Roma: «Finche l’Emilia va».


Il conto, per favore



Panini. Cena del Ministro dell’Economia di giovedì 8 luglio 2010. Lavorava alla manovra mentre altri gozzovigliavano. Da via Solferino si preoccupano della sua digestione.

Greco di Tufo. Forse. Di sicuro vino bianco. Ad accompagnare pasta col pesce, filetto di spigola, caprese, gelato. Sullo sfondo Trinità dei monti. Ricorrenza celebrata: Il 7 luglio 1960 un sedicenne abruzzese scriveva il suo primo «articolo, come dire?, professionale». Come dire.

Sardine (patto delle). Oggi  Calderoli ricorda a D’alema che non è più tempo. Roba da 1994. Cena a tre nella casa romana di Bossi. Presenti: il leader leghista, D’Alema, Buttiglione. Menu: pane in cassetta, sardine, birra e coca cola in lattina. Risultato: il ribaltone. Cade il governo Berlusconi I, nasce il governo Dini.

Fiori di zucca e pecorino. Serviti «nello splendido castello della tenuta presidenziale di Castelporziano». Il Corriere racconta che proprio ieri si è tenuta la cena annuale in cui si riuniscono i componenti di quell’esecutivo tecnico durato dal 17 gennaio 1995 al 17 maggio 1996. Una specie di riunione di «reduci e ex combattenti», secondo i partecipanti.

Mozzarella. Fino a qualche tempo fa diventava azzurra. Ora Celeste.

Caffè. Da consumarsi al bar dell’Hotel Eden, Via Lodovisi 49, Roma. In compagnia di quattro amici non più in giovane età. Attendendo le decisioni di «quindici rincoglioniti». Conclusioni amare: «Noi nun comandamm’ manco o cazz’».

Toscano (sigaro), patto del. Chiacchierata sui divani di palazzo Madama. Si fuma in maniche di camicia. Tremonti rassicura Bossi: «Il federalismo si farà». Poco distante un cartello: «Vietato fumare».


Brancher, Calderoli, Tremonti, Bossi. La sera andavamo all’aeroclub

(www.aeroclubroma.it - fotogallery)

Bossi era a conoscenza delle deleghe?
«Certo che lo sapeva. La sera prima del giuramento abbiamo cenato insieme, presenti anche Tremonti e Brancher, all’Aeroclub di Roma. In quell’occasione abbiamo festeggiato anche il nuovo ministro».
Roberto Calderoli, intervista al Corriere della Sera

L’aeroclub di Roma è ubicato «presso l’aeroporto dell’Urbe, lungo la via Salaria e all’interno del GRA, contribuisce a rendere estremamente fruibili dai Soci tutte le strutture del Club», si legge sul sito.
Si specifica inoltre:

La nostra stuttura insiste su un aeroporto internazionale, e quello che per alcuni potrebbe sembrare un impedimento al libero godimento di una attività ludica, per noi è un vanto che immerge il pilota socio o allievo, in un mondo che nulla lascia all’improvvisazione ed al pressapochismo

E così Bossi, Tremonti, Brancher e Calderoli, privi di qualsivoglia «impedimento al libero godimento di una attività ludica» la sera di giovedì 17 giugno festeggiavano.  «In un mondo che nulla lascia all’improvvisazione ed al pressapochismo». Salvo chiamare il ministero prima in un modo poi in  un altro; togliere le deleghe prima ad uno (Bossi) poi all’altro (Fitto). Dalla navigazione nel sito però non si capisce bene dove si facciano le cene e le feste.
Ma comunque, è bene ricordare che l’aeroclub

Fonda le sue radici dal lontano 1904, addirittura prima dell’invenzione dell’aeroplano

«Addirittura». Dei pionieri. Fare un aeroclub ancor prima che fossero inventati gli aerei. Quasi come nominare un ministro senza aver fatto prima l’apposito ministero.


“Ho scritto Padania sulla sabbia”. E sui muri. Quando i giovani leghisti si danno alle “ciulade”

Che cos’è una “ciulada”? I nati sotto il Po potrebbero avere qualche difficoltà ad intendere. Dovrebbero chiedere lumi ai Giovani Padani. Se si naviga sul sito del movimento, nel menu “Documenti” all’argomento è dedicata un’intera galleria. Come si rende in italiano l’espressione? “Meglio non tradurre – dice Efrem Brambilla, responsabile dei giovani leghisti della Statale di Milano – è qualcosa che viene fatto di nascosto”. Le immagini dicono di più delle parole.

Modena: Ciulada n° 1

Scritte sui muri. E “i muri sono i libri del popolo”, Umberto Bossi lo ha sempre detto. “Queste scritte hanno una rilevanza politica – continua Efrem – fotografiamo quello che accade sul territorio,  è un modo per mostrare come la Lega sia vicina ai giovani”. Chi sono gli autori delle “performance”? “Spesso sono giovani sconosciuti al movimento, non c’è nessuna direttiva che parte dall’alto”, spiega Efrem. Giovani che sfidano la legge. Il disegno di legge sulla sicurezza dello scorso luglio prevedeva norme dure contro i “writers”, fino al carcere. Ma il titolare del Viminale si è ricordato del suo passato: “sono stato un graffitaro e non voglio la tolleranza zero contro i graffiti”, disse. E le misure si ammorbidirono.

Ciulada di Aprile (Autore: I Bagal del Cremasc)

“Stop immigrazione”, “I giovani vogliono la padania libera”, “W Bossi”, “+ figa – Luxuria”, “Le battaglie prima o poi finiscono ma i miei guerrieri vivranno per sempre”, “Umberto ti vogliamo bene”. Questi i messaggi più frequenti, da Friuli, Liguria, Lombardia e Veneto.  I ragazzi della Lega però non si limitano alle pareti e ai confini padani. Qualcuno  parte da Saronno e si spinge fino in Tunisia, da qui la serie “Ciulade tunisine”. Serie sperimentale rispetto alle altre,  su un supporto particolarmente labile: la sabbia.

Forse solo Debord saprebbe come tradurre “ciulada”: “Un momento della vita, concretamente e deliberatamente costruito per mezzo dell’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti. Lo scopo è la soddisfazione del desiderio, concretamente e senza sublimarsi nell’arte. La realizzazione del desiderio permette di fare chiarezza sugli istinti primitivi e di superarli”. Così l’internazionale situazionista definiva una “situazione” (da: Internationale situationniste, n. 1, Parigi, giugno 1958).

Ciulada tunisina n°1

Ciulada tunisina n°2