Il decreto “ad paninum” salva La Destra lombarda. “Da noi lievi irregolarità. Gli altri invece…”

Roberto Perticone, segretario La Destra Lombardia

(pubblicato su La Sestina)

Salvati dalla norma “ad paninum”. La Destra lombarda festeggia. Il decreto interpretativo varato venerdì dal Governo per ora non ha portato alla riammissione del Pdl romano, escluso per via dell’ormai celebre “panino” del delegato Alfredo Milioni. Il provvedimento ha avuto però un’altra conseguenza, non si sa quanto prevista dagli estensori. Il primo comma dell’articolo 1 rimette in gara la lista lombarda del partito di Francesco Storace. Il responsabile regionale, Roberto Perticone, non nasconde la soddisfazione: “Finalmente possiamo partire con la campagna elettorale”.

La Destra era stata subito esclusa dal voto del 28 e 29 marzo. Mancavano quattrocento certificati elettorali. “Quattro comuni si erano rifiutati di darci i documenti necessari”, si difende Perticone. Si trattava degli Uffici di Milano, Lainate, Motta Visconti, Robecco sul Naviglio. Ma ora hanno avuto il tempo di presentare tutta la documentazione necessaria. Anche grazie al decreto. “La nostra era un’irregolarità lieve rispetto alle altre, non per fare polemiche”, dice Perticone. Si riferisce al listino Formigoni? “Ora siamo alleati”.

Così La Destra farà il suo debutto sulla scheda elettorale delle Regionali. “La prima volta con Formigoni”, ricorda il segretario. La settimana scorsa le cose sembravano mettersi al peggio. La corte d’appello aveva escluso il centrodestra.  “Abbiamo provato l’ebbrezza di due ricusazioni in una volta sola. Sono stati momenti di disperazione”, ricorda Perticone. Poi è arrivato il decreto.

Il testo parla chiaro: il rispetto dei termini della presentazione delle liste “si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegati incaricati della presentazione delle liste muniti della documentazione hanno fatto ingresso nei locali del Tribunale o della Corte d’appello”. A Roma il Pdl si era difeso dicendo proprio che i loro rappresentanti erano presenti prima del termine ultimo fissato a mezzogiorno. Il comma in questione poteva aiutare la candidata Governatore Renata Polverini. Per ora non è andata così. Gioisce invece Perticone a Milano, nei suoi uffici di via Oglio 3: “E’ giusto che ci sia un’interpretazione elastica in funzione di una logica. E qui la logica c’è. Adesso siamo felici di poter partecipare”.

Ora non c’è più tempo da perdere. “Siamo indietro, stasera lavoriamo all’agenda”. La corsa è tutta su Milano, nelle altre province “la fiamma” non sarà presente. Ma nei prossimi venti giorni tutto è possibile. Perticone ci crede: “C’è delusione negli elettori di centrodestra, potrebbero esserci degli spostamenti di voto” Obiettivi? “Il 2% sarebbe un risultato enorme”.


Un altro giro di valzer per Formigoni

Cronaca di una settimana elettorale. Tra forma e sostanza.

Servizio realizzato da me, Alessandra Corica e Matteo Muzio.


Sondaggio Club delle Libertà: “Giusto escludere il Pdl?” Il 98% dice Sì

Domanda: “Trovi giusto impedire agli elettori del centrodestra di votare i loro candidati per formalità burocratiche?”. Risposta: “Si, le regole sono regole”. Per il 98% degli intervistati. Non è il risultato di una rilevazione fatta tra i sostenitori di Di Pietro o di Grillo, tra i militanti del popolo viola o i lettori de Il fatto. A rispondere così sono gli utenti del sito del Club della Libertà, di Mario Valducci, da sempre considerati vicinissimi al premier. 

Il quesito posto  è semplice: «La lista del PdL di Roma e Provincia non consegnata entro i tempi previsti, le 500 firme contestate in Lombardia a Formigoni. La conseguenza: l’esclusione del PdL dalla provincia di Roma e dalla Lombardia. Trovi giusto impedire agli elettori del centrodestra di votare i loro candidati per formalità burocratiche?». A dire «No, i cittadini hanno il diritto di poter eleggere i loro candidati» è solo il 2,1%. Il sondaggio avrebbe dovuto concludersi  domenica, ma è stato improvvisamente chiuso. Il tenore  dei commenti lasciati a margine non è certo tenero. 

Ora il sondaggio è riaperto è la tendenza sembra invertita: aumentano i no.


Regionali Lombardia: Un weekend con i candidati. Tra strette di mano, santini e youtube

(dall’ultimo numero di MM)

Chi sono i due candidati più giovani di Pd e Pdl in città e hinterland per le elezioni regionali? Il modo migliore per rispondere alla domanda è passare tre giorni con loro. Sabato, domenica e lune­dì. I primi giorni della lunga corsa ver­so Palazzo Lombardia. Ufficialmente la campagna elettorale non è ancora par­tita. Manca più di un mese al voto, ma loro non possono aspettare la chiusura delle liste. Chi deve andare a caccia di preferenze deve muoversi prima. Alessandro Colucci, 35 anni, Pdl, cerca la riconferma. Pietro Bussolati, 27 anni, Pd, è al suo esordio in politica. Per en­trambi l’obiettivo è lo stesso: essere tra i 21 consiglieri eletti dal collegio di Mila­no e provincia.

il gadget ideato da 02Pd

il gadget realizzato da 02Pd

Un mattoncino per volta. La campagna elettorale si costruisce così. Massimo e Ilaria, 26 e 23 anni, pennarello alla mano, hanno sul tavolo una montagna di lego colorati, su ciascuno scrivono il nome del candidato: «Bussolati». È ilgadget della serata, rigorosamente fat­to a mano. Chi partecipa si porta a casa un tassello. Il luogo è insolito per un incontro politico. Una delle discoteche più modaiole e trasgressive di Milano: il Plastic, in viale Umbria.

Si parte. Se la Lega presenta alle Regio­nali Renzo Bossi, il figlio del leader, un circolo dei democratici milanesi risponde presentando un competitor. Un giovane, ma con caratteristiche del tutto diverse. Nasce così Caro Renzo ti sfido. «Un hap­pening», lo definiscono gli organizzatori per presentare lo sfidante della «Trota», come il leader lumbard chiama l’erede. A lanciare il guanto è Bussolati, qualche capello grigio nonostante l’età, un im­piego all’Eni nel settore delle relazioni con le istituzioni. Lo sostiene 02Pd, la seconda sezione milanese per numero di appartenenti, con sede in via Eustachi 48. In assoluto la più giovane della città per età media degli iscritti.

Pietro Bussolati (Pd) al Plastic

L’appuntamento è alle cinque del pome­riggio, Pietro arriva in anticipo. I sup­porter ancora non ci sono, ma i giovani democrats sono fiduciosi. Alla fine i pre­senti saranno più di un centinaio, la sala della discoteca sarà piena. Non ci sono le primarie ma si può votare lo stesso. Si distribuiscono simil-schede elettorali per scegliere lo slogan e la canzone della campagna. Presenta la kermesse Emma Squilla­ci, 25 anni: è stata candidato sindaco alle ultime amministrative a Cassina de’Pecchi, un comune dell’hinterland. Emma chiede al deejay uno stacchetto per passare da un intervento all’altro. A sostegno di Bussolati parla Francesca. Ha 25 anni, viene dalla Sardegna, si esprime a nome di tutti quelli che hanno fatto il percorso «triennale-specialistica-master-stage». Alessandro Rimassa è invece uno degli autori del fortunato li­bro Generazione mille euro. «Ma adesso ci va alla grande se riusciamo ad essere Generazione 7-800 euro, quando non dobbiamo chiedere i soldi a mamma e papà», dice. Poi tocca a Rulin, 25 anni, origini indiane. Vorrebbe che Pietro rappresentasse anche quelli come lei: la cosiddetta G2, la seconda generazione di immigrati. Arriva pure il sostegno del capogruppo del Pd in consiglio comuna­le, Davide Corritore, che assicura: «Darò una mano». Pierfrancesco Maran, il più giovane della delegazione democratica a Palazzo Marino, ringrazia i gestori della discoteca: «Vengo spesso al Plastic». Tra l’altro il locale quest’anno ha vinto l’Am­brogino d’oro proprio su proposta Pd.

Oltre agli under 30 nella discoteca si ag­girano i militanti, un po’ spaesati. Da­rio Forti, 57 anni, psicologo aziendale, confessa che prima di questo pomeriggio non sapeva neanche dell’esistenza del Plastic. Però per Pietro ne vale la pena: «Non è un bamboccione, lui ha i titoli e il coraggio per raccogliere una sfida del ge­nere. Non è una trota, ma neanche il del­fino di qualcuno, è un militante attivo». La signora Stella, 72 anni, è perplessa, se ne sta da sola seduta in un angolo, valuta con attenzione le schede e prende appunti. Si guarda intorno. «Mi sembra un po’ folle», dice. Ha votato? «Gli slogan son tutti brutti, le canzoni poi non le co­nosco». Alla fine vince Insieme a te non ci sto più, il testo di Paolo Conte raccon­ta un amore finito. Come quello tra la Lombardia e Formigoni, sperano i tifosi di Bussolati.

Militanti Pdl all'inaugurazione del circolo PdL di Seggiano di Pioltello, in via Brasile 25

Domenica mattina a Seggiano

Nebbia, strade deserte. A Pioltello, quar­tiere Seggiano, si inaugura un circolo del Popolo della Libertà. Il consigliere Colucci è atteso per le dieci. Mezz’ora prima i militanti preparano la sala. Pasquale Picone e Pietro Ilardo tirano fuori i manifesti con lo slogan «Alè Ale» e le bandiere. Tutti e due siedono in con­siglio comunale, all’opposizione. Sono arrivati a Pioltello negli anni Sessanta, uno da Cefalù e l’altro da Caserta. «Ora a Pioltello su 35mila abitanti un quarto sono stranieri», spiega Pasquale. «Alba­nesi, rumeni, pachistani. Sono finiti nei ghetti dove vivevamo noi “terroni”», dice indicando i palazzoni del Centro Satelli­te e di piazza Garibaldi. «L’amministra­zione è stata troppo lassista con loro, ora qui c’è molto degrado, non si può anda­re in giro tranquilli». Pietro e Pasquale contano su Alessandro Colucci. Quando arriva tutte le attenzioni sono per lui.

Nel circolo le sette file di quattro sedie sono tutte occupate, gli altri stanno in piedi sul fondo. In totale una cinquan­tina di persone. Sul lato destro un ta­volo con il «rinfresco». Una signora ha preparato le frittelle, i vassoi con i sa­latini sono ancora incartati. Il primo applauso Colucci lo prende nominan­do Visco e Prodi che «trattavano tutti come evasori». L’ultimo e più fragoroso arriva quando ricorda che «soprattutto dobbiamo avere l’obiettivo di vincere a Pioltello, portare freschezza e aria nuo­va». Finito l’incontro tutti vogliono par­lare con lui. «Alessandro lo conosco da quarant’anni», dice Pietro. Ma come fa se ne ha appena 35? «Lo conosco da sem­pre, prima di lui conoscevo il padre». Il patriarca dei Colucci è Francesco, detto Ciccio. Attualmente deputato del Pdl, alla nona legislatura alla Camera, ai tempi di Craxi era un signore delle pre­ferenze del Psi. Originario di Brindisi, dov’è nato 78 anni fa, contava sull’ap­poggio della nutrita comunità pugliese a Milano. «Sono sempre stato socialista», rivendica Pietro. «Qui il partito prende­va settemila voti», ricorda.

Colucci ascolta tutti, ha una parola per ciascuno, non lesina le strette di mano. «È instancabile», dicono i collaboratori. «Spesso si rammarica di non aver ab­bastanza tempo da dedicare a ogni per­sona che vuole parlargli. Ma lui non si ferma mai». Lo testimoniano le occhiaie di Carmelo, il suo autista: «Ieri sera era­vamo a Trezzano sul Naviglio, l’incontro è finito presto, ma lui ha continuato fino alle undici e mezzo».

Alessandro Colucci (Pdl)

Lunedì: nel quartiere generale

Le elezioni sono vicine ma l’attività isti­tuzionale non si ferma. Ultima settima­na di sedute per il consiglio regionale. Per i membri del parlamento lombardo l’agenda è piena fino alle 24, sono an­nunciati 1.300 emendamenti dell’op­posizione. Si votano provvedimenti sui trasporti e sulla semplificazione buro­cratica. L’ufficio di Colucci è al quarto piano del palazzo di mattoni rossi di via Filzi 29, al piano del gruppo Forza Italia (i cartelli riportano ancora il vec­chio logo). Nella stanza di Alessandro ci sono i suoi collaboratori, Sonia e Guido. Stampano i provini dei manifesti e dei santini. Colucci entra, li guarda, discute i dettagli: «La croce sul simbolo è troppo grossa, copre la B di Berlusconi e la F di Formigoni, e poi il simbolo è troppo busy». Nel frattempo Sonia organizza i prossimi appuntamenti. Colucci rispon­de al telefono, riattacca subito, detta a Sonia una lettera per un circolo di un pa­ese della provincia che a breve sceglierà il sindaco. Lui appoggia un candidato, a titolo di merito segnala che «è noto in quattro oratori su cinque della città». Rimprovera al telefono l’addetto stampa che aveva scritto la precedente versio­ne della lettera. Incita lo staff: «Veloci, giovani. Grintosi». Esce, torna a riceve­re le persone che erano in sala d’attesa. Guido segue la diretta del consiglio dal sito della Regione in streaming, avverte Colucci quando è ora di votare.

Colucci nel suo ufficio in via Filzi 25

Si finisce prima del previsto. L’agenda rimane fitta: in serata c’è un incontro con trenta amici, giovedì una cena con gli imprenditori a Cusano Milanino. A proposito di cene, Gianni Barbacetto (Il Fatto quotidiano) scrive che nel 2005 ad offrirgli la serata al ristorante Gianat siano stati i Morabito, boss della ‘ndran­gheta. Colucci smentisce: «So che da parte di due personaggi di cui non ricor­do neanche il nome è stata millantata la mia conoscenza, non ho fatto né cene né incontri, tant’è che la millanteria è stata sottolineata dalla stessa magistratura». Dopo una legislatura sarebbe lecito aspettarsi un salto di qualità. Punta ad un assessorato? «Credo che ci possano essere le condizioni per lavorare a più stretto contatto con il presidente», è la risposta da politico navigato.

Anche Bussolati ha passato la giorna­ta in ufficio. A San Donato, nella sede dell’Eni. «Ma dal primo marzo dovrò staccare dal lavoro», osserva Pietro in serata, accendendo le luci di 02Pd. In programma al circolo c’era una «riunio­ne di posizionamento». Appuntamento saltato: alcuni degli organizzatori ave­vano altri impegni. Bussolati e Maran sono comunque in via Eustachi, han­no appena incontrato una delegazione dell’Anpi (Associazione nazionale par­tigiani italiani). Lo spazio del circolo è piuttosto angusto: una stanzetta sop­palcata. Per gli incontri utilizzeranno anche altri luoghi, come la Cooperativa di via Lomellina, un ex dopolavoro. Le cronache riferiscono di un partito spac­cato tra ex-Ds e cattolici. «Spero di oc­cuparmi il meno possibile di questioni del genere», dice Bussolati. «La nostra mission impossibile è far capire che il Pd è sexy e la politica è utile». La lot­ta per un posto al Pirellone sarà dura però. I democratici otterranno a Milano sei, sette posti, secondo le previsioni più ottimiste. Pietro dovrà vedersela con candidati più esperti e noti di lui. Non sembra preoccuparsene molto. Punterà sul web per farsi conoscere. «Metteremo on line un video al giorno, mobiliteremo i nostri contatti Facebook». Di manifesti per ora non se ne parla: «Sarà difficile vedere la mia faccia con la scritta “Bus­solati 2010”, forse li faremo solo in zone specifiche».

Bussolati nella sede di O2Pd

L’obiettivo è ambizioso: ottomila prefe­renze per avere la sicurezza del posto. Basteranno i post e YouTube? Nel frattempo si programma un altro «happening»: «Il gioco dell’oca del lavo­ratore». Verrà messo in scena in una strada trafficata della città: forse piazza Lima o via Dante. A fare da pedine ci sa­ranno persone in carne ed ossa: il co.co. co, lo stagista, il precario. Si muoveran­no lungo il percorso, potranno andare avanti o indietro per le caselle. Ci si potrà imbattere in una «penalità», così il lavoratore arretra dalle posizioni rag­giunte. Oppure si può pescare un «bo­nus» e fare un bel balzo in avanti. Non è chiaro come. Bussolati deve ancora pen­sarci, «l’evento» è allo stato embrionale. Comunque sarà un percorso difficile, imprevedibile, a ostacoli. Un po’ come la campagna elettorale. Ma il gioco dell’oca del candidato è appena cominciato.


Scusa ma ti voglio sposare al Pirellone. Il San Valentino del Pd: “Casa anche per chi convive”

I fondi di Formigoni per la casa vanno solo alle giovani coppie sposate? E allora San Valentino sarebbe il giorno giusto per sposarsi ai piedi del Pirellone. E’ la provocazione dI Pietro Bussolati, 27 anni, il più giovane candidato del Pd alle regionali, l’anti-Renzo Bossi. Un finto matrimonio per tutti quelli che “vogliono una casa nella Lombardia di Formigoni ma non se la possono permettere”, per chi “convive con un partner ma al pensiero del matrimonio ha i brividi” e per coloro che “pensano che un aiuto per gli affitti a Milano sia una cosa buona e giusta”.

La Regione Lombardia ha istituito un fondo di 50 milioni per concedere 6.000 euro alle giovani coppie (solo quelle sposate) e alle ragazze madri che acquistano una nuova casa e con reddito inferiore ai 35.000euro. Per Bussolati “questo fondo è inutile”. Per una serie di motivi: “6.000 euro non sono sufficienti per accedere a mutui per una casa da 150.000 euro, una coppia che ha un reddito complessivo inferiore a 35.000 annui è esclusa dalla possibilità di acquistare una casa, soprattutto se si hanno contratti atipici”. Insomma, per il democratico la “morale della favola è: se non ti possono aiutare i genitori rimani senza casa!”
Bussolati propone quindi di spostare quei 50 milioni “verso un fondo che aiuti davvero le giovani coppie” e di dare 2.500 euro a fondo perduto a più di 20.000 giovani coppie sia che decidano di comprare che di andare in affitto, estendendo la possibilità di accedere ai contribuiti anche a chi convive ed eliminando le spese di registrazione dei contratti di affitto.

L’appuntamento era previsto proprio per domenica, ma gli organizzatori lo hanno rinviato. A breve la data definitiva.