Il legno storto di Ferrara

Ieri sono andato a letto tardi,  ho girato per Milano mi sono fermato in una libreria e ho trovato un libro di Emmanuel Kant, il filosofo che Umberto Eco legge senza capirlo. Nel libro “Scritti politici” Kant scrive: “Il capo supremo deve essere giusto per se stesso e tuttavia essere un uomo. Da un legno storto come’è quello di cui l’uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto”. Questa è l’essenza del liberalismo che i puritani e i moraleggianti robespierristi giacobini non hanno mai capito, per questo hanno tagliato tante teste e realizzato un mondo di terrore.
Lo Stato che vuole attuare con mezzi coattivi la felicità individuale o la morale collettiva – scrive il filosofo tedesco – non raggiunge lo scopo e diventa oppressore. E’ chiaro professor Eco, è chiaro che lei Kant lo legge fino a tarda notte ma non lo capisce.

Giuliano Ferrara ha aperto con queste parole il suo intervento alla manifestazione «In mutande ma vivi». Non è la prima volta in questi giorni che cita Kant. Anzi, è ormai parte integrante della sua argomentazione illustrata dettagliatamente al Tg1, a Matrix, su Il Foglio e Panorama, e stamattina al Teatro Dal Verme.

Ma allora leggiamolo questo Kant. Se la sera si ama «festeggiare e cantare» come il presidente del Consiglio, ci si può dedicare alla lettura nella tarda mattinata o nel pomeriggio. Andiamo ad acquistare questi Scritti politici, a cura di Norberto Bobbio, Luigi Firpo e Vittorio Mathieu, nella storica edizione Utet, adesso disponibile anche in versione economica a soli quattoridici euro e novanta.

Il celebre «legno storto» si trova in uno degli scritti di filosofia della storia: Idee zu einer allgemainen Geshicte in weltburgerlicher Absicht (1784), tradotto: «Idee di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico». Arrivati a pagina 130 troviamo la frase citata. Se guardiamo intorno allo slogan, troviamo qualche elemento in più:

Il capo supremo deve essere giusto per se stesso e tuttavia essere un uomo. questo problema è quindi il più difficile di tutti e una soluzione perfetta di esso è impossibile: da un legno storto, come quello di cui l’uomo è fatto, non può uscire nulla di interamente diritto. Solo l’approsimazione a questa idea ci è imposta dalla natura.

«Ci è imposta». Il capo dev’essere giusto pur essendo un uomo; la soluzione perfetta è impossibile, la natura ci impone di approssimarci a questa. Ovvero, la perfezione è impossibile, ma è quello a cui dobbiamo tendere, pur essendo consapevoli della sua irraggiungibilità. I risultati potranno non vedersi nei limiti della vita di un individuo; non conta, li vedrà «la specie». Sarà chi verrà dopo di noi a vedere quell’orizzonte avvicinarsi. Questo dice Kant.

Non sta dicendo che dalla premessa dell’imperfezione umana segue che se hai un capo che abusa di minorenni te lo devi tenere, perché tanto siamo tutti umani e uno meglio non lo trovi. Se lo interpretiamo così non è Kant, è la sapienza popolare con il noto detto er più pulito c’ha la rogna. O al massimo è A qualcuno piace caldo. Il «Nessuno è perfetto» finale di Jack Lemmon, con tanto di alzata di spalle, volo della parrucca e radioso futuro col ricco e vecchio Osgood.

Quell’altro simpatico vecchietto di Konigsberg, invece, intendeva un’altra cosa e la spiega ancora meglio nelle righe successive. Righe che sicuramente non saranno sfuggite a Ferrara, sebbene si trovino in una nota in corpo minore:

Il compito dell’uomo è dunque molto complesso. Come ciò avvenga per gli abitanti di altri pianeti in rapporto alla loro natura noi non sappiamo. Ma, se portiamo felicemente a termine questa missione imposta dalla natura, possiamo vantarci di occupare un posto non trascurabile nell’universo tra i nostri vicini.

La «missione», il «compito», quello che per Kant è «il più grande problema alla cui soluzione la natura costringe la specie umana», sta nel «pervenire ad attuare una società civile che faccia valere universalmente il diritto». Forse a questo punto Ferrara si è un po’ distratto nella lettura. Un aiuto potrebbe arrivare da un altro pensatore liberale, Isaiah Berlin, che nel suo Il legno storto dell’umanità spiegava il motto kantiano così:

Possiamo fare solo quello che possiamo; ma questo dobbiamo farlo, nonostante le difficoltà.
(p. 40)

E aggiungeva:

Certo, vi saranno scontri sociali o politici, ed è inevitabile (…) Ma questi conflitti, credo, possono essere ridotti al minimo promuovendo e conservando un delicato equilibrio che è costantemente minacciato e richiede costanti riparazioni: questa, ripeto, solo questa è la pre-condizione per l’esistenza di società decenti e per un comportamento moralmente accettabile; altrimenti siamo destinati a smarrire la strada.

Questo intende Kant con il suo legno storto, non aveva l’intenzione di brandirlo come una clava – e lo fa notare anche uno dei padri del liberalismo così spesso tirato in causa da Ferrara e Ostellino. Alludeva alla faticosa e irrinunciabile ricerca di un «delicato equilibro» nella società. E’ qualcosa di piuttosto diverso dall’urlare al golpe morale circondati da mutande. Quello non è Kant, è Cetto La Qualunque.


7 commenti on “Il legno storto di Ferrara”

  1. Fabio ha detto:

    “Our moral evaluations of sexual activity are bound to be affected by what we view the nature of the sexual impulse, or of sexual desire, to be in human beings. In this regard there is a deep divide between those philosophers that we might call the metaphysical sexual optimists and those we might call the metaphysical sexual pessimists.
    [Chissà se Kant è un ottimista o un pessimista? La risposta subito dopo.]
    The pessimists in the philosophy of sexuality, such as St. Augustine, Immanuel Kant, and, sometimes, Sigmund Freud, perceive the sexual impulse and acting on it to be something nearly always, if not necessarily, unbefitting the dignity of the human person; they see the essence and the results of the drive to be incompatible with more significant and lofty goals and aspirations of human existence; they fear that the power and demands of the sexual impulse make it a danger to harmonious civilized life; and they find in sexuality a severe threat not only to our proper relations with, and our moral treatment of, other persons, but also equally a threat to our own humanity.
    […]
    An extended version of metaphysical pessimism might make the following claims: In virtue of the nature of sexual desire, a person who sexually desires another person objectifies that other person, both before and during sexual activity. Sex, says Kant, “makes of the loved person an Object of appetite. . . . Taken by itself it is a degradation of human nature” (Lectures on Ethics, p. 163). Certain types of manipulation and deception seem required prior to engaging in sex with another person, or are so common as to appear part of the nature of the sexual experience.
    […]
    They make of humanity an instrument for the satisfaction of their lusts and inclinations, and dishonour it by placing it on a level with animal nature” (Kant, Lectures, p. 164).

    http://www.iep.utm.edu/sexualit/

    La prostituzione non fa che confermare questa linea. Attraverso la compravendita di corpi s’instaura un pactum turpe in cui nessuno, né puttaniere né puttana, è innocente. Lei non avrebbe il diritto di vendere il suo corpo, Lui eleva all’ennesima potenza la natura mercificante del rapporto sessuale.

    Ma Kant parla anche di quello che capita in questi giorni quando si ferma sul concubinato.
    “The other relationship in which objectification is, for Kant, clearly present is concubinage. According to Kant, concubinage is the non-commodified sexual relationship between a man and more than one woman (the concubines). Kant takes concubinage to be a purely sexual relationship in which all parties aim at the satisfaction of their sexual desires (Kant Lectures on Ethics, 166). The inequality that is involved in this relationship makes it problematic. Kant explains that ‘the woman surrenders her sex completely to the man, but the man does not completely surrender his sex to the woman’ (Kant Lectures on Ethics, 169). Since body and self are for Kant inseparable and together they constitute the person, in surrendering her body (her sex) exclusively to her male partner, the woman surrenders her whole person to the man, allowing him to possess it. The man, by contrast, who has more than one sexual partner, does not exclusively surrender himself to the woman, and so he does not allow her to possess his person. In allowing her male partner to possess her person, without herself being able to similarly possess his person, Kant believes that eventually the concubine (and this also applies to the woman in any other polygamous relationship, including polygamous marriage) loses her person and is made ‘into a thing’ (Kant Lectures on Ethics, 166).”

    http://plato.stanford.edu/entries/feminism-objectification/#KanSexObj

  2. […] Ferrara, nel corso della manifestazione al Teatro Dal Verme, dopo aver impropriamente citato Kant  spiega che i PM sono […]

  3. […] Antonio Sgobba a proposito delle recenti affermazioni di Giuliano Ferrara ispirate al pensiero di Kant, gli fa notare che: […]

  4. fulviosguerso ha detto:

    Questi atei devoti mi sa che non siano né atei né devoti, ma semplicemente degli orecchianti dell’ateismo e del pietismo (ammesso che sappiano che cos’è). La disonestà intellettuale del vecchio comunista Giuliano Ferrara convertitoso prima al craxismo e poi, dulcis in fundo, al berlusconismo, non è una novità, ma questa volta l’uso strumentale addirittura del Kant “morale”, a difesa delle notti allegre del Principe di Arcore, lo definisce per quell’ arruffapopolo che è sempre stato. Tra l’altro non si rende nemmeno conto del pessimo servizio che ha reso al suo Cav.: con quelle mutande sciorinate dietro al palco del Dal Verme (posto e nome appropriati) ha forse inferto un colpo mortale alla credibilità dell’attuale Presidente del Consiglio (pro tempore e con i giorni contati anche grazie alle mutande di Giuliano Ferrara).

  5. […] Il legno storto di Ferrara « C'è solo la strada […]

  6. Rosso Vivo ha detto:

    bellissimo. Applausi a scena aperta..

  7. davide r. ha detto:

    La povertà argomentativa delle tesi dell’elefantaccio mi fa ben sperare: se anche lui non trova di meglio da dire significa che la situazione è proprio grave per il nano

    davide


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